DA COSA NASCE, QUALI SONO LE CONSEGUENZE, COSA POSSIAMO FARE

I cambiamenti climatici si sono sempre verificati nella storia del Pianeta. Ma il riscaldamento climatico a cui assistiamo da circa 150 anni è un fatto anomalo perché è stato innescato dall’uomo e dalle sue attività, a cominciare dall’epoca della rivoluzione industriale. Si chiama effetto serra antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale, che è dato dalla composizione chimica dell’atmosfera che assicura al nostro pianeta il clima adatto.

Con la rivoluzione industriale l’uomo ha improvvisamente riversato in atmosfera milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra portando la quantità di CO2 presente in atmosfera al doppio rispetto agli ultimi 700 mila anni. Da circa 15 anni i dati prodotti da migliaia di scienziati in tutto il mondo concordano nel dichiarare che il global warming deriva dall’effetto serra antropico, cioè innescato dalle attività dell’uomo.

Rispetto ai livelli preindustriali la temperatura media del Pianeta è aumentata di 0,98 °centigradi e la tendenza osservata dal 2000 a oggi fa presumere che, in mancanza di interventi, potrebbe arrivare a +1,5 °C tra il 2030 e il 2050. L’impatto del riscaldamento globale è già evidente: il ghiaccio marino artico è diminuito in media del 12,85% per decennio, mentre i registri delle maree costiere mostrano un aumento medio di 3,3 millimetri del livello del mare all’anno dal 1870. Il decennio 2009-2019 è stato il più caldo mai registrato e il 2020 è stato il secondo anno più caldo di sempre, appena al di sotto del massimo stabilito nel 2016. Le “stagioni degli incendi” sono diventate più lunghe e intense, come in Australia nel 2019, dal 1990 a oggi ogni anno sono aumentati gli eventi meteorologici estremi, come i cicloni e le alluvioni, che colpiscono anche in periodi dell’anno atipici rispetto al passato e sono sempre più devastanti. Le specie vegetali e animali si spostano in modo imprevedibile da un ecosistema all’altro, creando danni incalcolabili alla biodiversità in tutto il mondo.

Definire tutto questo con il termine climate change è corretto ma non rende abbastanza l’idea. Dobbiamo iniziare a parlare di crisi climatica perché il clima è sempre cambiato, ma non così in fretta e non con delle infrastrutture rigide e complesse come sono le città e il sistema produttivo ai quali i Paesi più industrializzati sono abituati.

Cosa possiamo, ma soprattutto dobbiamo fare per rimediare?

Nel 2015, alla Conferenza delle Parti (COP21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), è stato firmato l’atteso Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici che fornisce un quadro attendibile per raggiungere la decarbonizzazione, con obiettivi a lungo termine e una struttura flessibile basata sui contributi dei singoli governi. Nonostante il successo della COP21, molte sono le questioni lasciate aperte dall’accordo. Nel 2018, la COP24 di Katowice ha poi approvato le regole di attuazione dell’Accordo di Parigi (il cosiddetto “Paris Rulebook”). Nel 2021, la Cop26 di Glasgow ha poi ribadito l’impegno a raggiungere entro il 2050 la cosiddetta Carbon Neutrality a livello globale.

La strada da percorrere per la decarbonizzazione è chiara e si chiama transizione energetica: il passaggio da un mix energetico incentrato sui combustibili fossili a uno a basse o a zero emissioni di carbonio, basato sulle fonti rinnovabili. Le tecnologie per la decarbonizzazione ci sono, sono efficienti e vanno scelte e applicate a tutti i livelli. Un enorme contributo alla decarbonizzazione arriva soprattutto dall’elettrificazione dei consumi finali: rimpiazzare in tutti i settori – dalle abitazioni ai trasporti, compresi quelli a lunga percorrenza, fino all’industria pesante – le tecnologie basate sui combustibili fossili con quelle che utilizzano l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili in tutti i settori, ottenendo non solo l’abbattimento delle emissioni a effetto serra, ma anche dell’inquinamento atmosferico, in particolare nelle città.

La scienza offre dati certi, proiezioni di scenari futuri studiati in maniera approfondita. Il cambiamento del clima non si ferma e soprattutto non ci aspetta. Serve un cambiamento culturale forte, un vero e proprio mutamento di paradigma nelle abitudini e nella vita quotidiana di tutti noi.

Fonte: Enel Green Power