La Commissione europea propone il nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni nette per il 2040:
meno 90 per cento rispetto ai livelli del 1990.
A inizio febbraio 2024, la Commissione europea ha presentato la sua raccomandazione per un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas serra: meno 90 per cento entro il 2040. È il passaggio che manca per completare la tabella di marcia del Green Deal europeo: la legge sul clima fissa infatti l’obiettivo di tagliare le emissioni almeno del 55% entro il 2030, ma entro il 2050 l’Unione promette di diventare il primo Continente climaticamente neutro, azzerando cioè le proprie emissioni nette di gas a effetto serra.
L’obiettivo del 90 per cento di emissioni
I rappresentanti dei governi di undici paesi (Austria, Bulgaria, Germania, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo), attraverso una lettera del 25 gennaio, si era chiesto esplicitamente alla Commissione europea di raccomandare un obiettivo climatico “ambizioso”. Assicurando, al tempo stesso, un’adeguata attuazione delle leggi funzionali a diminuire le emissioni del 55% entro il 2030.
Wopke Hoekstra, il nuovo commissario europeo per il clima che ha sostituito Frans Timmermans, si era già impegnato a sostenere l’obiettivo minimo del meno 90% di emissioni entro il 2040. La proposta presentata dalla Commissione, e anticipata nei giorni precedenti da diverse fonti di stampa, sostiene che – così facendo – si possano salvare 270mila vite all’anno per il calo dell’inquinamento atmosferico.
Per ora, si tratta di una raccomandazione con cui la Commissione esprime una chiara linea politica. A giugno 2024 ci saranno poi le elezioni per il rinnovo dei 720 membri del Parlamento europeo che, successivamente, potranno scegliere se riconfermare Ursula von der Leyen per un secondo mandato alla guida della Commissione europea oppure nominare un nuovo presidente. Spetterà dunque alla nuova Commissione il compito di fare una proposta legislativa da negoziare con l’Europarlamento e gli stati membri.
Il nodo della cattura e dello stoccaggio della CO2
All’interno di questo piano, rivestono un ruolo primario le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 e di cattura diretta dall’aria. La Commissione ha infatti fissato un obiettivo provvisorio di cattura di almeno 50 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 entro il 2030, con l’obiettivo di raggiungere i 280 milioni entro il 2040.
Un traguardo che appare molto lontano. Gli impianti attivi oggi in tutto il mondo, infatti, sono in grado di catturare appena 50 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Ancora più pionieristiche le tecnologie di cattura diretta dall’aria: l’Agenzia internazionale per l’energia fa sapere che nel mondo ne sono stati commissionati 27, per una capacità complessiva che sfiora le 0,01 Mt di CO2 all’anno.
Queste sarebbero dunque “pericolose distrazioni e false soluzioni”, sottolineano oltre 140 ong in un appello rivolto alla Commissione europea proprio in vista dell’annuncio del target per il 2040. “Un obiettivo che non include solo la riduzione delle emissioni, ma fa affidamento in misura significativa sui sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 (che vengono da una storia di fallimenti lunga cinquant’anni) e sulla rimozione della CO2 cela la mancanza di ambizione nell’impegnarsi in azioni reali e profondi tagli delle emissioni oggi”, scrivono.
Fonte: Lifegate